Luigi Viola

PARADISI

 

I Paradisi di Lisa sono forme sognate, eppure intensamente intrise di realtà, materia-colore desiderante che ha radici nel mito e nella continua capacità dell’artista di ideare mondi.

 

La grande, ispirata trilogia dipinta nel 2007 offre il corpo della pittura ad una umanissima visione ultramondana, popolata di luoghi e viste amate, di piazze, di cupole ed architetture svettanti nel cielo veneziano, sovrastate da angeli, arcobaleni ed uccelli in volo. Uomini, pesci, altri animali e piante hanno in comune un destino d’elezione e di pacifica convivenza, tolta ogni ragione di conflitto, poiché il Paradiso si prospetta a chi lo guarda come un rassicurante approdo alla bellezza e alla pace.

C’è posto per tutti nei Paradisi affaccendati e vitali di Lisa, dove creature terrestri e divine dividono un’esistenza priva di traumi, sottratta al conflitto della storia, unico modo del resto – io credo – di poter pensare un Paradiso.

I Paradisi proposti da Lisa sono profondamente immaginifici, se si considera la ricchezza degli scenari tratteggiati e tuttavia non esoterici, niente affatto avulsi dall’esperienza quotidiana della realtà, la quale anzi entra a piena forza nel regno dell’ immaginazione poetica, rivelando la propria potenza fantastica.

Cosa vorrà dire infatti Lisa nel dipingere un Paradiso in veste di San Marco? Vuol dire che non occorre inventare improbabili paesaggi, estranei alla nostra esistenza, ma piuttosto saper vedere con acutezza di spirito dentro le cose che conosciamo, individuando i valori di una perenne bellezza che da esse emana, invitandoci a cogliere già ora in questo modo un anticipo di Paradiso. Vuol dire che il Paradiso è uno spazio di accoglienza e sicurezza, come tale non estraneo alla nostra comune sensibilità e conoscenza.

L’arte possiede la facoltà di introdurci alla soglia dell’invisibile, rivelandone le forme visibili e consolidando in noi per questa via il sentimento dell’appartenenza ad un mondo che, pur apparentemente lontano dalla sostanza nascosta delle cose, ne è invece per altri versi l’epifania.

Questo vuol dire perciò che tra la nostra esperienza del reale e la realtà assoluta dell’essere vi sono più punti di congiunzione di quanto non si possa immaginare.

Questo sembrano voler testimoniare anche i Paradisi di Lisa.

Nello splendore luminoso delle cupole di San Marco, come nella figurazione dell’animato scenario buranello, frequentato da Lisa per la magia dei suoi colori o nella stupefacente concezione scenografica della Salute del Longhena, nella bellezza tutta che l’arte ci mostra, Lisa trova infatti i segni di una condizione di autenticità che, riposando nell’essere si allarga oltre i confini mondani, manifestandosi come unione di bellezza e verità, come tensione ideale, come speranza di una bellezza assoluta, di un vero Paradiso.

Con la sua pittura esuberante e calda Lisa ci ricorda questioni radicali, alle quali siamo chiamati a rispondere, magari con l’aiuto di qualcuno, come l’artista fa intendere. E dell’arte.

Luigi Viola

 

(…) Lisa per prima ha interpretato la propria dimensione di libertà proponendo riflessioni sul senso e sulla intrinseca qualità del colore (gli interrogativi sulla “vivezza” del rosso!), affrontando con molta sensibilità il tema assai complesso del ritratto, tentando nelle monocromie rosse la rappresentazione “cosmica” di uno spazio pittorico popolato da una miriade di pianetini e frammenti, come anche ha inteso talvolta raccontarsi attraverso certi episodi personali per offrire l’opportunità di accostare meglio il significato del proprio lavoro (…).

Luigi Viola

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