Giorgio Nonveiller

(…) Credo che certi grandi nudi femminili di Lisa, realizzati ad olio su tela nel 1999-2000, pur non avendo implicazioni naturalistiche – e la scelta cromatica legata al carattere timbrico del colore ne è un indizio essenziale – mostrino l’esigenza di una ‘presa diretta’, più vicina alla pittura fauve che a quella espressionista. Le stesse osservazioni potrebbero valere per i molti ritratti elaborati da Lisa negli ultimi due anni: i volti hanno una loro luminosità, oscillando tra la maschera come filtro della comunicazione sociale – nella sua ritualità quotidiana – e il trapelare di minimi segnali espressivi, quasi disarmanti, al di qua della maschera appunto. Direi che è difficile in un ‘genere’ quale il ritratto fare un passo che possa “aggirare” quanto una lunga tradizione pittorica ha saputo mettere in forma nella modernità, dopo il passaggio ormai prevalente alla fotografia. E Lisa, a mio avviso, vi è riuscita. Nella sua pittura ha saputo salvaguardare non solo l’alterità ma anche ‘la cosa’ dalla mera apparenza fenomenica, come un elemento parziale che mantiene la sua risonanza individuale.

Giorgio Nonveiller

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