Danilo Ciaramaglia

Sono lievemente imbarazzato a dover esprimere concetti nel non luogo di Lisa, nel sacrario delle sue emozioni, dove i vividi colori e le forme plastiche ricche di movimento e reticolati, non permettono di scendere nelle profondità del suo meraviglioso abisso. Quando nell’espressione artistica si incontra la purezza nel momento creativo, si genera inconsciamente la domanda cosa è

l’essere, tutte le parole diventano disarmanti, limitanti, nessun bizantinismo intellettuale regge e può spiegare l’inspiegabile. Le opere di Lisa che siano sculture, dipinti o mosaici cercano in tutti i modi di distrarci e di fuorviarci dai significati profondi che esprimono, la banalità delle parole non è ammessa dalle sue opere, perchè quel che noi vediamo di lei è il suo essere, la ri-velazione della sua esistenza meravigliosa tra noi.

L’esistenza non è un problema, bensì un mistero. Un problema è infatti un qualcosa che si pone davanti a noi come un ostacolo (dal latino ob-jectum, nel senso di “stare contro”, “obbiettare”) e di cui noi possiamo perlomeno delimitarne la portata e quindi comprenderlo in via di massima.

L’esistenza non si pone di fronte a noi, è anche in noi stessi, ci penetra, e dunque noi siamo sia soggetti che oggetti della domanda “che cos’è l’essere?

Il fatto che andiamo in cerca di una risposta e riflettiamo per raggiungerla, comporta necessariamente l’essere già in possesso di una risposta. Si può dire, quindi, che si è, si esiste nel momento in cui ci si pone la domanda “perché esisto?”. In questo modo, infatti, noi esistiamo perché il significato etimologico di esistere è ex-sistere, cioè in latino “essere fuori da” ci fa uscire fuori da noi stessi e guardare l’essere come qualcosa di altro, che non ci appartiene, lo analizziamo “fuori da noi”.Questo succede nelle opere di Lisa, tutto è fuori da, dai supporti, che siano tela, creta, cera, bronzo, mosaico, tutto supera se stesso e va oltre, tutto si pone al di fuori di se. Inoltre l’organico espresso da Lisa ci riporta ai momenti della Creazione dove forme primordiali ci ricordano come la vita sia stata così stupendamente diversa nel corso di milioni di anni della sua evoluzione, non posso non pensare alla scultura “la famiglia di uccelli”, e alla scultura “le stranezze della natura”.

Un detto orientale dice: “se vedi qualcosa di insolito e la ignori, questa stranezza sarà perfettamente inutile”.

Grazie Lisa di esser tra noi e farci sperare.

Danilo Ciaramaglia

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