Nicola Cisternino

“[…] colui che sulla vita

plana e, sicuro, intende la segreta

lingua dei fiori e delle cose mute. “

(C. Baudelaire)

 

È certamente segreta la lingua di Lisa, come segrete sono le forze ascensionali che animano la sua pittura vitale. Una pittura placentare e vischiosa che si spalma e si espande, fertilizzandosi, in uno spazio animico fatto di rapporto sensibile e, appunto, segreto, con ‘la lingua dei fiori e delle cose mute’. Così le cose e le loro raffigurazioni, siano esse forme ed oggetti di varia natura presenti nelle opere di Lisa, si fanno creature viventi, voci, canti segreti che riportano all’in-canto, alla pietrificazione, a quella condizione sacrificale della materia (e del colore) che narra della dualità magica tra gli uomini e gli dei, allorquando il canto (l’encantar nella lingua spagnola) rappresenta magicamente l’azione della pietrificazione (e dell’uccisione) che si alterna, per bilanciato principio altrettanto vitale, al disincanto (desencantar), il richiamare in vita proprio attraverso un canto sacrificale. Uno scambio continuo e inarrestabile – come inarrestabile è l’azione vitale-pittorica di Lisa nella sua quotidiana esistenza – tra i due principi del solve (condensazione) et coagula (dissoluzione) alchemico che operano al servizio del sogno e della grazia, di quella lirica espansione dei sensi (ancor prima che del pensiero), segreta appunto, perché muta e silenziosa, come le straordinarie colate di bianco accecanti (nell’accezione della cecità di Saramago) che sempre più si alternano in molte sue tele più recenti, compensando al più noto dominio del rosso.

Silenzio e cecità dunque avvolgono sempre più gioiosamente le opere di Lisa per dar canto e luce alle ‘cose mute’ di cui è fatta l’esistenza nella sua infinita e magica trama quotidiana.

Ascoltiamole dunque (ad occhi chiusi).

 

Nicola Cisternino

Commenti chiusi